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STORIA DI CUPRA MARITTIMA
A coloro che amano Cupra,
curiosi e orgogliosi del suo passato,
dedichiamo una "Storia di Cupra" a puntate.
(a cura dell'ArcheoClub)
Mensile "Cupra" Anno I - n° 10 - Novembre 1984
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IL PERIODO ROMANO
Coperchio di un'urna cineraria in marmo, quest'ultima adibita oggi ad acquasantiera nella chiesa SS. Basso e Margherita.
Tra le attività economiche e commerciali maggiormente sviluppate e praticate dai cuprensi, un posto di rilievo spetta all'agricoltura, che dovette essere molto fiorente per l'ubertosità del terreno e forse, una delle principali fonti di ricchezza di tutto il Piceno, dato che alcune monete rinvenute presso Fermo, recano sui diritto un aratro, sul retro l'effige della dea Cupra.
Largo sviluppo ebbe anche il commercio, che portò i naviganti ad avere rapporti con molte popolazioni dell'area mediterranea: ne abbiamo notizie Un dal III sec. a.C, dato il ritrovamento di tegole con il bollo di Dionisio Colofonie uno dei più famosi coroplasti dell'epoca, le cui opere, in Italia, sono attestate solo a Cupra e a Rimini.
Fiorente fu anche la coltivazione ed il commercio dell'olio e delle olive, celebri in tutto l'impero, nonché dei laterizi, di cui sono stati rinvenuti in località S. Quirico, resti di fornaci, alcune delle quali si fanno risalire al periodo traianeo.
Naturalmente, data la presenza di resti del porto, oggi inglobali nelle fondamenta di una casa, dovettero avere sviluppo anche le attività nautiche. È stato possibile, sempre attraverso le iscrizioni, ricostruire un quadro delle famiglie cuprensi e. talvolta dei loro possedimenti, riconoscibili dai toponimi tuttora conservati.
Nel periodo repubblicano sono attestate in Cupra la gens Afrania, Minicia, Aquillia, Rupilia, che dovettero costituire i nuclei più importanti se i loro membri ligurano come diluvili o aediles.
Nel periodo imperiale ritroviamo la Rupilia, la Rusierta, di origine etnisca, la Papia, la cui iscrizione sepolcrale e visibile nel muro di cinta dell'orto della primitiva chiesa di S. Basso, oggi casa Morganti, la Helvia e la Caecilia, due membri della quale, padre e figlio, donarono un'ara in marmo bianconi ringraziamento dell'augustalitas e del seviratus, cariche religiose, date gratuitamente a quest'ultimo.
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