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STORIA DI CUPRA MARITTIMA
A coloro che amano Cupra,
curiosi e orgogliosi del suo passato,
dedichiamo una "Storia di Cupra" a puntate.
(a cura dell'ArcheoClub)
Mensile "Cupra e la Val Menocchia" Anno II - n°1 - Gennaio 1985
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IL PERIODO ROMANO
Da ricordare anche la Pittuania, a cui appartenne L. Pituanio, mago e astrologo, latto decapitare, sotto l'accusa di congiura, da Tiberio; la Publicia, un cui membro il giudice delle cinque decurie e insignito del cavallo pubblico e l’Aufidia, la Sabina, la Picentia, la Claudia e la Faesonia attestate come firmatarie di laterizi.
Si può concludere che Cupra fu abitala da famiglie di ingenui e di liberti, alcune attestale solo nella nostra città, quindi originarie del luogo, allre di chiara discendenza etrusca, ali re ancora ascritte a tribù diverse, per cui oriunde da paesi vicini, quali Hadria, Asculum, etc. La Cossinia, la Caninia e la Cassia dovettero avere possedimenti rispettivamente nelle attuali località di Cossignano, Cosciano, Cagliano; Massignano dovette appartenere alla gens Masinia; la contrada di Folignano, dove sono i serbatoi d'acqua, alla gens Folcinia; e quella di Rullano, presso Ripalransone, alle Rafia.
Tutte queste famiglie, i loro possedimenti, la loro ricchezza e importanza decaddero con il passare dei secoli.
Caduto l'impero d'occidente, i barbari, irrompendo anche nel Piceno, devastarono campi e cancellarono tracce di arti e civiltà.
La nostra Cupra fu duramente saccheggiata dalle varie orde barbariche, e completamente distrutta nel IX secolo, dopo di che la popolazione si stanziò sul colle, ancor oggi dello Marano (paese alto), dove nacque il centro medioevale.
Purtroppo anche del materiale archeologico romano poco si è salvato e ancor meno è rimasto in nostro possesso: le 120 iscrizioni sono, la maggior parte, nel Museo Civico di Ripatransone, altre a Felino, ad Osimo, a Roma, nella galleria lapidaria Vaticana, e a Verona, nel Museo Archeologico; le statue, le monete e altri resti architettonici, arricchiscono collezioni private a noi sconosciute, o sono riutilizzati per costruzioni posteriori. La dispersione e la scarsa quantità di materiale recuperato si e avuta sia perché non sono stati mai fatti scavi organizzati, sia per una tardiva presa di coscienza dell'importanza, non certo pecuniale, come molti sono portati a credere, ma storica di ogni frammento, di ogni pur piccola traccia di iscrizione che, sia pur insignificante ad un occhio profano, potrebbe aprire nuovi orizzonti alla comprensione della storia non solo della nostra cittadina ma anche della romanità.
Non proviene forse da un'iscrizione cuprense la smentita, alla teoria che voleva seviri ed augustales solo tra i liberti? Non e attestato nei fasti cuprensi un decurione quinquennale nel 32 a.C, in contrasto con le disposizioni della lex Iulia municipalis, che anni prima aveva imposto l'abolizione delle cariche quinquennali?
Non sono stati rinvenuti forse solo a Cupra di tutta la regio V ed il versante adriatico, frammenti dei fasti e del calendario, molto simili, per redazione, a quelli Ostiensi?
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