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ARCHEOASTRONOMIA
L'archeoastronomia è lo studio di come gli antichi interpretavano i fenomeni celesti, come li utilizzavano e quale ruolo avesse la volta celeste nelle loro culture. Clive Ruggles suggerì che questa disciplina scientifica non dovesse essere limitata solo allo studio dell'astronomia antica, ma alla ricchezza di interpretazioni che gli antichi trovavano nella volta celeste. Viene spesso gemellata con l'etnoastronomia, lo studio antropologico dell'osservazione del cielo (skywatching) nelle società contemporanee. Questa disciplina scientifica è anche strettamente legata all'astronomia storica, che utilizza documenti storici degli eventi celesti, e alla storia dell'astronomia, che usa documenti scritti per valutare le tradizioni astronomiche del passato. L'archeoastronomia utilizza diverse metodologie per svelare le ricerche del passato includendo archeologia, antropologia, astronomia, statistica, probabilità e storia. Poiché questi metodi sono diversi, ed usano dati provenienti da differenti discipline, l'archeoastronomia è una scienza interdisciplinare. L'archeoastronomia è una disciplina che può essere applicata in tutte le culture e a tutte le epoche. Le interpretazioni della volta celeste sono differenti da cultura a cultura. Ciò nondimeno, quando si esaminano antiche credenze, vi sono metodi scientifici che possono essere applicati trasversalmente a tutte le culture. “La scoperta in molte parti del mondo, ma soprattutto sul territorio europeo, di numerosi reperti costituiti da pietre allineate o disposte secondo forme geometriche ben definite, spessissimo secondo circoli od ovali, o addirittura strutture di complessita' maggiore costruite in modo da essere orientate grosso modo verso zone dell'orizzonte in corrispondenza delle quali, in origine sorgevano o tramontavano oggetti celesti che rivestivano particolare importanza per la cultura che produsse i reperti, ha suscitato durante gli ultimi cinquanta anni un notevole interesse nell'ambiente degli archeologi. Essi si resero ben presto conto che l'osservazione del cielo gioco'.” (A. Gaspani). Non siamo abituati a guardare le stelle. Solo chi vive lontano dalle città può sfuggire all’inquinamento luminoso delle luci cittadine e all’inquinamento dell’aria, fattori che impediscono di vedere la maggior parte degli astri. Un tempo, tuttavia, non era così. Nell’antichità lo studio dei cicli celesti era legato ad un complesso apparato simbolico connesso con la religione, il culto funerario e la struttura sociale e dunque anche con la gestione del potere. Gli astri entravano in modo fondamentale nello scandire le attività pratiche (quali la semina e il raccolto) ma anche le attività religiose e politiche (quali le feste e le celebrazioni annuali); come conseguenza di tutto ciò, l’osservazione del cielo è antichissima. Forse la Matematica nacque proprio per archiviare informazioni sui cicli celesti, come le fasi della Luna. In ogni caso, fin da tempi remotissimi le osservazioni ad occhio nudo del sorgere e del tramontare delle stelle brillanti vennero registrate, ad esempio a Babilonia su tavolette d’argilla e in Egitto nelle così dette liste decanali, dipinte all’interno dei sarcofagi del Medio Regno. Gli allineamenti astronomici erano un modo di incorporare le conoscenze astronomiche nell’architettura, orientando gli assi o altri elementi significativi di templi e monumenti verso il sorgere o il tramontare del sole o di stelle brillanti. In certi casi l’intero paesaggio costruito conteneva riferimenti ai cicli celesti, tanto che la pianificazione urbanistica di molte città avvenne tenendo conto di criteri di orientamento astronomico.

THE PERFORMANCE OF HADRIAN SCIENTIFIC KNOWLEDGE [Giovanni Ciarrocchi, 4.8MB]
ATTI DEL X CONVEGNO DI ARCHEOASTRONOMIA SIA
TRINITAPOLI 22-23 ottobre 2010
[Giovanni Ciarrocchi, 1549Kb]




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